sabato 28 agosto 2010

Uno scrittore a proposito della letteratura




" Una vera letteratura può esistere soltanto là dove essa è prodotta non da benpensanti e diligenti funzionari, ma da pazzi, eremiti, eretici, sognatori, ribelli e scettici . " 
                                                                                                                               E. I. Zamjatin 




E. I. Zamjatin  ( 1884 - 1937 ) è considerato l' Orwell russo









lunedì 23 agosto 2010

Destini




"  Nulla ha sradicato, per millenni, la gente del Garga e di queste regioni     ( Campania,Calabria, Basilicata ), che hanno continuato ad accogliere e sommare sangue, storie, profughi e conquistatori.                                                                                                                                      Fino a che arrivarono i Piemontesi.                                                                                                                                     Il massiccio del Pollino, da cui il fiume scende, racconta con gli alberi il destino della sua gente. "

Tra questi alberi,  

" (… ) il più antico vegetale della montagna : il pino loricato, fossile vivente, coevo dei dinosauri, a cui somiglia, per la corteccia a scaglie, “ a lorica “, come le armature dei guerrieri di una volta.
E’ un albero dai tempi lentissimi, come obbedisse a cicli non più nostri : il seme non germoglia prima dei due anni ; (… ) si è rifugiato nei luoghi più impervi e ventosi, tra burrasche, gelo e petraie. E dove nessun’altra essenza sopravviverebbe, il pino loricato domina millenario, scolpito dal tempo e dai fulmini.
Quando muore,  perde la corteccia e appare bianco come marmo funerario.
 Ma resta in piedi, re del silenzio, candido monumento a se stesso. "

Il pino loricato, continua a raccontare Pino Aprile, l’autore del saggio “ Terroni “da cui sono tratte le sequenze riportate in corsivo, ha rischiato di scomparire definitivamente proprio per la particolare resistenza , compattezza e durezza del suo legno, inattaccabile dai parassiti. La sorte del pino fossile si legò a quella degli emigranti. I tanti meridionali che furono costretti ad abbandonare i loro paesi, dopo l’unificazione d’Italia, riposero i loro “corredi” , al sicuro dalle tarme, nelle cassapanche di loricato.
" Furono cosi tanti a doversene andare, dopo aver perso tutto con l’unificazione del paese, che i pini loricati, dopo migliaia di secoli, scomparvero quasi del tutto in pochi anni, ridotti a bauli. Paradossalmente, si salvarono, perché sulla montagna finirono prima gli uomini che gli alberi. I paesi si spopolarono,i pascoli vennero abbandonati."






venerdì 20 agosto 2010

Alexanderplatz , Karl Marx Allee e " Goodbye Lenin"





Alexanderplatz  è una  meta obbligata per chi abbia visto, letto o semplicemente sentito qualcosa sulla Berlino degli anni della Repubblica di Weimar o di quelli della Germania comunista.
Prima di vederla dal vivo, ho aggiunto un  tassello alla immagine che  nel tempo avevo per me definito, attraverso il film di W. Becker " Goodbye Lenin ".
Nella scena più famosa,  appare la Karl Marx Allee, una grande direttrice che limita la  parte orientale della immensa piazza. La strada ed i suoi moderni condomini, fiore all'occhiello della DDR, vengono sorvolate da un elicottero che porta, sospesa ad un cavo, una enorme statua "dismessa " di Lenin, evidentemente rimossa dopo l'autunno dell'89. La scena è  malinconica, così come tanti momenti di un film che  non celebra la caduta del comunismo e lascia intuire lo scetticismo del suo autore nei confronti del modello capitalista. ( ciò che luccica non sempre è oro! ).

Tornando alla mia esperienza,  percorrere a piedi  la lunghissima Karl Marx Allee ha significato entrare nella dimensione della DDR, sicuramente diversa da quella del resto di Berlino. E'  stato per me emozionante anche tentare di riconoscere l'edificio che il  regista aveva individuato come abitazione dei protagonisti del film .

Della Alexanderplatz di Doblin non è invece rimasto niente, la II guerra mondiale e gli interventi successivi  hanno provveduto a cancellarla definitivamente .                        

La piazza mi ha  sorpreso per la sua estensione e da ciò penso dipenda la sua assoluta mancanza di grazia, di armonia. Forse per questo, dopo aver dato uno sguardo alla torre della televisione ( Fernschturn ), alla grande scritta rossa che segnala la stazione della metropoltana e alla curva della vetrata che la sovrasta, e poi al Weltzeituhr ( orologio del mondo ), mi sono introdotta in una piccola  libreria old style ed ho sfogliato un testo su H. Zille con foto della Berlino dei primi del Novecento.


giovedì 19 agosto 2010

lunedì 16 agosto 2010

Majakovskij nelle parole di Marina Cvetaeva



“ Majakovskij bisogna leggerlo tutti insieme, quasi in coro, in ogni caso ad alta voce (… ) Con tutto lo spazio. Con tutto il tempo.


Leggerlo a lungo  è insopportabile per lo stremo fisico. Dopo bisogna mangiare molto o dormire, comunque recuperare. Oltre la soglia dei versi di  Majakovskij  c’è solo l’azione. I suoi versi ci tirano fuori dai versi come il giorno pieno dal letto dei nostri sogni.


Majakovskij è incapace di canto, perché è interamente in tono maggiore, a percussione e  a voce alta. Così si comanda alle truppe, dice la Cvetaeva, ed invece per essere poeta nazionale devi far cantare, per tuo tramite, l’intera nazione. Un lottatore non compone canti.




Guardate le sue ombre, non sono veramente delle ombre tagliate col coltello, delle ombre di mezzogiorno definite che non si possono non calpestare col piede ?



                                                                                                                                       Da ragazzo sentì in sé una forza, di che natura non sapeva; aprì bocca e disse : “ IO”


“…non aveva paura di niente, stava ritto in piedi e gridava, e più forte gridava, più lo ascoltavano le masse; più le masse l’ascoltavano, più forte gridava “

… è senza dubbio un Gulliver tra lillipuziani, “che sono esattamente come lui, solo molto piccoli”




Gli avvenimenti alimentavano  Majakovskij (… ) gli avvenimenti alimentano solo il lottatore.
A Majakovskij, il più diretto dei lottatori, toccò battersi per  allegorie, al più bellicoso dei lottatori toccò battersi per via indiretta. Dal suo temperamento deriva la fisica stupefacente dei suoi versi, la loro muscolosità opprimente.  (… ) Al lottatore è toccato restringersi tutto nella riga. Da lì anche le loro dimensioni strappate.


Il secondo in cui  Majakovskij si appoggiò con il gomito sul tavolo fu l’inizio della sua statuarietà.
 



Il tuo sparo fu simile a un Etna
In un pianoro di codardi e codarde  ( versi di Pasternak  in occasione della morte di Majakovskij 1930)





Le parti in corsivo sono tratte da Marina Cvetaeva, Incontri ed. La Tartaruga

giovedì 12 agosto 2010

Val Ridanna




                                         
            


                                                                 

       

             

martedì 3 agosto 2010

"Nuova grammatica finlandese" di Diego Marani



Il protagonista

Il mio pensiero sembrava scaturire dal nulla e riaffondare nel suolo poroso della mia coscienza che nulla tratteneva.    
Ripensando in seguito a quella sensazione, quasi la rimpiansi. Per pochissimi, meravigliosi giorni ero stato insensibile al ricordo, libero dalla memoria, esonerato dal dolore                                                                                                                
Mi compiacevo del mio tormento, nell’illusione di combatterlo, lo servivo. La mia memoria smarrita era diventata l’alibi che giustificava ogni rinuncia a vivere
                             
                                  
Il medico

Se l’autore di questo memoriale avesse rinunciato alla ricerca insensata del suo passato e si fosse invece abbandonato all’abbraccio del presente, forse la sua sorte sarebbe stata diversa.                                                                                                                 Talvolta il pensiero umano si perde nei cunicoli della sua logica, succube di una geometria fine a se stessa il cui scopo non è più la comprensione della realtà ma il nutrimento di una presunzione.  



La donna con cui il protagonista avrebbe potuto stabilire un legame affettivo

 
Andrò a cancellarti anche dall’albero dei bei ricordi.                          (… ) Dimenticare : è l’unica difesa che ci rimane.






La lingua finlandese

Le sono andato incontro come un antico amore, ( … ) ho scoperto con sollievo che di questi suoni sbrecciati, di queste parole corrose dal ghiaccio e dal silenzio sono ancora innamorato.  Che sono ancora capace di sciogliere la mia bocca dalla smorfia aspra del tedesco e lasciarvi sbocciare le vocali dolci e grasse della mia lingua.                                                                                                                                 Una lingua imparata non è che una maschera, un’identità presa a prestito. La si dovrebbe avvicinare con il dovuto distacco e mai cedere alla lusinga di mimetizzarsi, rinnegando i propri suoni per imitarne altri. Chi si abbandona a questa tentazione rischia di perdere la sua memoria, il suo passato, senza averne in cambio un altro.


                                                         Il tempo


fra tanti anni le parole che oggi hai voluto ignorare parleranno ancora. (…) allora tutto il tempo che ti sei avidamente accaparrato (…) ti si ingarbuglierà addosso. Perché non è roba tua, è frutto di un saccheggio. Non è il tempo cucito con pazienza attorno alle piccole cose d’ogni giorno, non è il tappeto di parole e di silenzi, di sguardi e momenti in cui la memoria lentamente ci avvolge.



La condizione umana

Alla fine di questa pagina ognuno di noi sarà nuovamente libero di soffrire da solo, ognuno potrà riprendere possesso della sua solitudine. In fondo è questa la condizione più adatta all’uomo.  E’ la condizione ideale per perseguire senza distrazioni lo scopo della propria conservazione, unico vero compito che Dio ci ha affidato.



Le parti in corsivo sono tratte da " Nuova grammatica finlandese" di Diego marani  ed. Bompiani