venerdì 29 aprile 2011

nel cielo di Riga

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Salto....






 sulle guglie della Gilda....
o sulla cupola della cattedrale ortodossa?





Ehi, fossi in te, me ne starei tranquillo!


















La vita non finirà mai di sorprendermi!








Lo dici a noi?


di corsa, non voglio perdermi lo spettacolo!




dai, micio, è il tuo momento... 







E vai!







Qui  qualcosa su Andrejs Grants, autore della foto con la bimba in volo. Ho visto una mostra dedicata a lui grazie a un post di Paolo 
Qui altre foto di Grants






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martedì 26 aprile 2011

Bernard Herrmann



Rientrando a  casa, con l’autoradio sintonizzata su radiotre, mi fermo in garage per non interrompere l’ascolto di una composizione di Bernard Herrmann (New York,  1911 –  1975), questa.



Una volta davanti al computer, apprendo che  l’autore della romantica Wuthering heights è lo stesso che ha composto...





Herrmann collaborò molto con  Alfred Hitchcock per il quale compose diverse colonne sonore tra il  1955 e il 1964, dal film La congiura degli innocenti (The trouble with Harry), a Marnie. La famosa scena della  doccia , nella quale secondo Hitchcock non doveva esserci alcun commento musicale, rimane invece fra le più emozionanti dell'intera colonna sonora di Psyco per le note agghiaccianti del violino. Di Herrmann è anche la colonna sonora di Fahrenheit 451(François Truffaut) 
Il compositore  morì improvvisamente dopo l'ultima sessione di registrazione delle musiche per Taxi driver di Martin Scorzese.






Qui la produzione completa di Herrmann


Qui una sequenza del film Wuthering heights ( 1992)
con Juliette Binoche e Ralph Fiennes. La colonna sonora è di R. Sakamoto












mercoledì 13 aprile 2011

Argon

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 Ci sono nell'aria che respiriamo, i cosiddetti gas inerti. Portano curiosi nomi greci di derivazione dotta, che significano " il Nuovo", " il Nascosto", " l' Inoperoso", " lo Straniero ". Sono appunto, talmente inerti, talmente paghi della loro condizione, che non interferiscono in nessuna reazione chimica, non si combinano con alcun altro elemento, e proprio per questo motivo sono passati inosservati per secoli (...). 
Primo Levi
Si chiamano anche gas nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili siano inerti e tutti gli inerti siano nobili ;  si chiamano infine anche gas rari, benchè uno di loro, l'argon, l' Inoperoso, sia presente nell'aria nella rispettabile proporzione dell' 1 per cento (...).
Il poco che so dei miei antenati li avvicina a questi gas (...) ... portati alla speculazione disinteressata, (...) hanno in comune un qualcosa di statico, un atteggiamento di dignitosa astensione, di volontaria  ( o accettata ) relegazione al margine del gran fiume della vita. Nobili, inerti e rari (...)

( non) potrei dimenticare Barbarico, (...) poco è mancato ( una sola generazione ) a che egli fosse mio zio nell'accezione ristretta del termine. (...)
Aveva studato medicina ed era diventato un buon medico ma non gli piaceva il mondo. Gli piacevano cioè gli uomini, e particolarmente le donne, i prati, il cielo: ma non la fatica, il fracasso dei carri, le mene per la carriera, le brighe per il pane quotidiano (...).
Avrebbe voluto evadere, ma era troppo pigro per farlo.  Gli amici ed una donna che lo amava e che lui sopportava con distratta benevolenza, lo convinsero a concorrere per il posto di medico a bordo di un transatlantico di linea; vinse agevolmente il concorso, fece un solo viaggio da Genova a New York, ed al ritorno a Genova rassegnò le dimissioni, perchè in America " j'era trop bordél ", c'era troppo fracasso.(...)
...stava tutto il giorno sdraiato sulla sua cuccia a leggere libri e giornali vecchi : era un lettore attento, memore, eclettico ed infaticabile, benchè la miopia lo costringesse a tenere gli stampati a tre dita dagl occhiali, che aveva spessi come fondi di bicchiere. Si alzava solo quando un cliente  lo mandava a cercare, il che accadeva spesso, perchè lui non si faceva pagare quasi mai (...) . Non mangiava quasi niente, e più in generale non aveva bisogni; morì più che novantenne, con discrezione e dignità.




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sabato 9 aprile 2011

Eduardo Chillida

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Probabilmente avrebbe  avuto una vita da brillante calciatore ( a vent'anni era portiere titolare della Real Sociedad, la grande squadra di calcio di San Sebastiàn ) se una lesione al ginocchio non l'avesse costretto all'immobilità. Nella vita ci sono contrarietà che a volte sono provvidenziali. Studente di architettura, appassionato di scultura, cominciò a lavorare con le mani, invece di parare palloni diventò il grande artista che tutto il mondo conosce.





 Oggi quello che fu il sogno della sua vita e che riuscì a realizzare è uno dei regali più belli che un artista possa aver lasciato al suo paese. Il Chillida -Leku è un immenso museo all'aperto (...)  in quel luogo le figure umane rimpiccioliscono, lo spazio ingigantisce, le proporzioni cambiano...



 A pochi chilometri c'è San Sebastian, con il suo il suo aspetto intatto di elegante città balneare di principio del Novecento (...). ... per gustare meglio il fascino delle leggende e tradizioni basche, portatevi dietro un libro di Bernardo Atxaga, il maggiore scittore di lingua basca e uno dei grandi scrittori di oggi.





E tornati sul mare, dove arriva la vecchia teleferica, (...)  ancora Chillida. Inserite in due grandi speroni di roccia che si fronteggiano, due sculture dentate che si slanciano verso l'orizzonte vi "sfidano" a guardare il vento.




E. Chillida, Il pettine del vento
Antonio Tabucchi, Viaggi e altri viaggi




                                            
Letteratura basca 
Bernardo Atxaga 
Bernardo Atxaga ( nel blog di SLec)





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mercoledì 6 aprile 2011

Cape Cod

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Trascorsi quell'estate in una casa ai margini delle dune. La mia camera era un attico dal soffitto basso, con una finestra dalla quale si vedevano le dune, la spiaggia e l'oceano. La mattina presto, vedevo il sole sul mare e la spuma argentea dei frangenti.
 




Il sole sorgeva nella foschia del mattino poi bruciava la foschia e era d'oro sulla spiaggia e bianco sulle case di Cape Cod, alcune centinaia di metri più in là sulle dune, dove una macchia scura cresceva stenta nella terra sabbiosa.  (...)                                                                                                               



Osservavo i gabbiani dalla finestra della mia stanza e dalla veranda della casa e non mi stancavo di dipingerli, usando gli acquarelli o lievi strati di colori a olio; (...) Spesso non dipingevo affatto, ma sedevo nella veranda ad ascoltare e osservare, a farmi investire dal vento salato sulla faccia, a udire il rumore della risacca e le grida dei gabbiani.






- Un artista ha bisogno di tempo per non fare nient'altro che sedersi qua e là e pensare e lasciare che le idee vengano a lui - , mi disse Jacob Kahn un pomeriggio in quella veranda , dopo che ero stato seduto per ore su una sedia a contemplare la luce sull'acqua e la sabbia e le case più in alto sulle dune. - Lo disse una volta Gertrude Stein. Era un essere impossibile. Ma era saggia.-
- Ora capisco la luce nei quadri di Hopper-.
Guardò le case sulle dune. - Si -, disse. - E' la bianca luce solare di Hopper. Un giorno capirai la luce del sole in Monet, Van Gogh e Cézanne-.



Chaim Potok, Il mio nome è Asher Lev



                           






Dipinti di Edward Hopper



                                                  






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lunedì 4 aprile 2011

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-Se solo la smettessero di fotografarmi, mondogatto!




All'origine di questo post, un'idea deliziosa di Guglielmo




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venerdì 1 aprile 2011

"Attraversamenti verticali " di Cristina Bove

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Attraversamenti verticali di una ragnatela tessuta di promesse di perfetto niente.

Scrivere in punta d'aria ( a sostegno corrimani di nuvole e rugginose ringhiere )
di minime (?) cose, di semi di polvere, di azzurro circonflesso e AMORE aMENO

da sussurrare in silenzio, durante l' immobile corsa di una sedia dalla spalliera in ombra.
                                                                                                     







ALI  A SETTEMBRE

Le campane dei sensi in festa scuotono
fili mani forme immagini
contrasti di respiro.

Dirsi la debolezza, darsi la pace
l'ignoto e la distanza
essere nei ritorni, svegli quel tanto che
non sia morire.
Osservare le impronte degli dei
finire dove iniziano le proprie
e zefiro mutarsi in maestrale.

Mattinata prudente, quasi assale la goccia
nel lavabo, l'aroma del caffè.
La notte arrotolata alle persiane
e
nell'azzurro cielo di un settembre invaghito
dell'inverno
disegnare parole

Gli dei scuotono il capo, non capiscono
come si possa amare caldi umori
con ali ripiegate sotto i gesti.





MINIMA

Ne raccattiamo forse le cocche
noi che a metraggio
ci avvolgiamo in rocchi
oppure in disarmo di
pepe, paprika, zenzero candito
lecchiamo falde e nocche dal sapore
d'aceto.
Mi apparto per decidere se vado
con zoccoli di paglia
oppure m'incarrozzo nella zucca
e oop
stelle e coriandoli
pioggia di cenerentole in pigiama
affollano il mio prato.

Ora mi avvio
schegge di vetro rotto
le mie scarpe.






L ( ' ) UNA DI NOTTE

Luna nascosta a sè
listata a festa, tra nuvole scomposte
annessa, mantice in forza d'organo
le canne ugole d'argento
apposti timbri in calce.

Barattoli d'ossigeno
i polmoni d'annata, qualità
doc
un compratore farsi sulla sogla
all'esitante nel tetrobottega
cartellino scaduto
nemmeno se n'è accorto il venditore.

Furtivi cuscinetti di felino
felpe d'inverno, candida l'impronta.
Il silenzio scandto invade l'aria
e, d'inatteso lutto, giace la  parola.
E' notte














Le parole in rosa sono links

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