giovedì 25 aprile 2013

millesimi



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Sì, tutto potrebbe iniziare così, qui, in questo modo, una maniera un po' pesante e lenta, nel luogo neutro che appartiene a tutti e a nessuno, dove la gente s'incontra quasi senza vedersi, in cui la vita dell'edificio sì ripercuote, lontana e regolare. Di quello che succede dietro le pesanti porte degli appartarnenti, spesso se non sempre si avvertono solo quegli echi esplosi, quei brani, quei brandelli, quegli schizzi, quegli abbozzi, quegl'incidenti o accidenti che si svolgono in quelle che si chiamano le parti comuni, i piccoli rumori felpati che la passatoia di lana rossa attutisce, gli embrioni di vita comunitaria che sempre si fermano sul pianerottolo.

domenica 21 aprile 2013


immagine di Philipp Lohofener




mercoledì 10 aprile 2013

rospetti, burattini e mendicanti





In molte tradizioni è di prammatica esporre gli archetipi supremi in forma domestica, puerile. (...)

Si ricorre all’occultamento del sacro sotto cenciosi, impolverati ammanti perché null’altro consente altrettanto bene di sfuggire alla profanazione. E questa la formula che ne garantisce la conservazione più sicura, ne affida la custodia alle vecchie e ai bambini. E un trucco meraviglioso (... ). Mai il superbo si chinerà a scrutare con amore una realtà dimessa e nemmeno giungerà mai a sospettare che essa possa essere deliberata, come l’abbigliamento da pitocco del califfo Harun ar-Rashid nelle Mille e una notte.
Questo, del travestimento nella più modesta tra le forme, è un archetipo fra i maggiori. In verità è nientemeno che l’archetipo stesso dell’Incarnazione.
Lo Harun ar-Rashid del novellino arabo, il principe in costume di mendico, ha origine nella notte della fiaba arcaica e iniziatica: è il rospetto-principe, ancor presente nel duca shakespeariano di Misura per misura.
Questa la chiave che c’introdurrà nel Pinocchio.


martedì 2 aprile 2013

risvegli


Mia sorella Elisa andava alle scuole normali, perchè voleva diventare maestra: era fin d'allora una donnina seria seria e con noi si dava delle arie da mamma. Si alzava prima di tutti a preparare il caffè che papà e mamma prendevano a letto. Dalla camera accanto io sentivo ogni mattina mia sorella che entrava in camera da letto dei miei.
- Oh, sei alzata? Che brava figliola! - esclamava invariabilmente mia madre.
- Buon giorno, mamma. Buon giorno, papà.
- Apri la finestra, cara! - diceva mia madre, e mio padre allora chiedeva:
- Piove?